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Giochi praticati nel medioevo

Ludis
La società medievale, generalmente abitudinaria, era dominata dalla monotonia, ma era anche animata dall’amore per il gioco e la festa. Nei secoli XII e XIII i giochi erano solitamente divisi in due categorie: i giochi d’azzardo, ovvero quei giochi dove l’esito finale era deciso dalla fortuna come i dadi e le carte e i giochi d’intelligenza, dove la componente strategica era fondamentale per la vittoria finale, come ad esempio gli scacchi.  C’erano poi anche i giochi d’intelligenza che prevedevano l’uso dei dadi, come nei giochi delle tavole, ma visto che prevedevano l’uso dei dadi erano considerati giochi d’azzardo a tutti gli effetti. I giochi che appartenevano alla categoria della pura fortuna, quindi tutti i giochi considerati d’azzardo,erano proibiti nel periodo medievale. Gli altri giochi, come gli scacchi, erano permessi, purchè si praticassero in luoghi aperti, cioè nelle piazze e nelle strade. Si giocava dappertutto: logge, portici, crocicchi e soprattutto le piazze con i mercati erano i punti nevralgici dell’attività ludica; le case private, le botteghe, gli spazi semichiusi erano invece luoghi proibiti per giocare. Infatti, sia le autorità civili che ecclesiastiche si scagliavano contro il gioco d’azzardo; motivo di questo le frequenti liti, le risse, le frodi e le imprecazioni contro Dio che spesso si sentivano nei luoghi dove si giocava. Oltre a questo si voleva evitare la rovina di persone che al gioco perdevano ogni avere! Uno dei luoghi dove il gioco era più diffuso era la Taverna. Nelle maggiori città dell’epoca era solito trovarne diverse, ma esistevano anche le “taverne mobili”, costituite da un carro, botti di vino, qualche sgabello, con il quale un oste si spostava da una fiera all’altra. Le insegne, dipinte sull’entrata, generalmente erano dedicate ad animali: Il Falco Bianco, il Falco d’Oro, Il Pavone, ecc. Grazie al vino, che scorreva a fiumi, le parole “volavano” libere; anche in questo caso, spesso legate al gioco dei dadi, le risse erano frequenti.  Il gioco dei dadi è uno dei giochi più antichi. I dadi si sono probabilmente evoluti dagli astragali, ossi del tarso di forma approssimativamente tetraedica. Sono stati comunemente realizzati in avorio, osso, legno, metallo e roccia. Uno dei giochi che maggiormente si diffuse durante il medioevo si chiamava Azar (da cui deriva molto probabilmente il termine azzardo), dal nome del castello arabo in cui fu inventato nel 1200. Il gioco prevede l’uso di tre dadi che vengono lanciati a turno da due giocatori. Si inizia con una Battaglia, ovvero chi ottiene il numero più alto inizia per primo il gioco. Al primo lancio il primo giocatore vince se ottiene uno tra questi numeri: 3,4,5,6 oppure i numeri sulle facce opposte dei dadi, ovvero: 15,16,17,18. Tutti questi numeri sono chiamati Azar. Se il primo giocatore non ottiene un Azar, assegna il punteggio al secondo giocatore. Il secondo giocatore tira i dadi: se fa Azar vince, altrimenti assegna il punteggio al primo giocatore. Se al secondo lancio uno dei due giocatori tira un Azar, il punto viene definito Reazar e il giocatore perde. Se il tiro invece non è un Reazar allora si prosegue finché uno dei due non lancia il numero assegnatogli dal suo avversario e vince, oppure tira il numero assegnato al suo avversario e perde. In Italia il gioco venne chiamato La Zara e aveva regole molto più semplici rispetto all’Azar (che usava regole spagnole): si usano sempre tre dadi e inizia chi vince la Battaglia. Chi ottiene i numeri 3,4 e 17,18 ottiene zero (da qui, probabilmente, deriva il nome del gioco). Questi numeri vengono chiamati Azar e non valgono. Chi tira i dadi deve, prima del lancio, dichiarare un punteggio tra 5 e 16: se il numero esce, vince. Il 10 e l’11 sono i numeri con maggior probabilità di uscire e quindi si decide il numero di volte che possono essere chiamati in ogni partita.  Altri giochi che nel medioevo hanno avuto una grande diffusione sono i giochi con le tavole. Sono giochi che di frequente sono menzionati, assieme agli scacchi, come il tipico divertimento della nobiltà. Le tavole (pedine) per essere giocate hanno bisogno dei dadi che rappresentano la fortuna; essa, unita al senno del giocatore, è necessaria per vincere il gioco. Le tavole vanno giocate per forza nelle caselle indicate dai punti dei dadi. Il Tric Trac è uno dei giochi con le tavole che più si diffuse, tanto da arrivare fino ai nostri giorni (anche se con le regole leggermente modificate): infatti è il gioco da cui è nato il moderno Backgammon.  Il gioco delle Tavole con l’Astronomia e il gioco delle Tavole delle Quattro Stagioni, invece, rappresentano una versione aumentata del gioco delle Tavole: le regole sono simili (a seconda del punteggio ottenuto con i dadi, si muovono le tavole/pedine sul tavoliere) ma offrono la possibilità di gioco a più persone. Sono quindi gli antenati dei moderni giochi di società. Tra i giochi di pura intelligenza e strategia sicuramente quello che ha avuto maggiore diffusione è stato il gioco degli scacchi (dal provenzale escac, che deriva a sua volta dal persiano Shah = re). Di origine indo-persiana il gioco, a seguito della conquista araba della Persia, si è diffuso nella civiltà araba (dopo l’VIII-IX secolo) dove conobbe uno sviluppo anche nella teoria del gioco: il primo trattato scacchistico di cui si ha conoscenza, opera di un medico di Baghdad, fu scritto nell’892. Dagli Arabi ha conosciuto una diffusione verso nord seguendo due direttrici: attraverso l’Oriente bizantino verso la Russia e la Scandinavia (dove sembra attestato prima che in Occidente) e tramite la Spagna araba, e probabilmente la Sicilia, in tutto l’Occidente europeo. Gli scacchi hanno raggiunto l’Europa occidentale e la Russia da almeno tre percorsi geografici, a partire dal IX secolo, coprendo tutta l’Europa intorno all’anno 1000. Le prime fonti europee risalgono all’inizio del XI secolo. Dall’Europa araba il gioco si diffuse nel resto del continente, favorito anche dal successo che aveva nella cultura cavalleresca, nonostante fosse fortemente contrastato dalla Chiesa. Nel medioevo la scacchiera utilizzata non era esattamente come quella moderna ,  diffusasi nel 1500 circa. Non esistevano i quadrati bianco/nero e la scacchiera era monocromatica; il gioco non cambia ma i movimenti differiscono da quello moderno per le seguenti eccezioni: la Regina può muovere di un solo quadrato e in diagonale; nella sua prima mossa può muovere di tre quadratini diagonale e saltare sopra altri pezzi; gli Alfieri muovono in diagonale di soli tre quadrati; i Pedoni possono, nella loro prima mossa, muovere di tre quadrati, ma solo se non è stata fatta ancora nessuna cattura. Anche degli scacchi c’erano diverse varianti, come ad esempio il gioco degli scacchi aumentati, in cui veniva utilizzata una scacchiera 12×12 e ogni giocatore possedeva i seguenti pezzi: 1 re, 1 aanca (un uccello esotico), 2 coccodrilli
, 2 unicorni, 2 giraffe, 2 leoni, 2 torri e 12 pedoni. Gli scacchi in Europa furono però preceduti da un altro gioco simile: l’Hnefatafl, ribattezzato in epoca moderna anche con il nome di scacchi vichinghi. Diffuso in tutte le zone del Nord Europa toccate dai Vichinghi, giocato sin dal 400 d.C., molto prima, quindi, dall’arrivo degli scacchi in Europa. Come negli scacchi ci sono i bianchi e i neri. I bianchi sono muniti di un re mentre i neri non lo hanno. Lo scopo è, per i bianchi quello di far fuggire il proprio re facendolo arrivare ad un angolo della scacchiera, mentre ,per i neri, lo scopo è quello di catturare il re nemico. Oltre al re gli altri pezzi sono tutti l’equivalente del pedone negli scacchi. Tutti i pezzi si possono muovere di quante caselle vogliono fino ad incontrare un ostacolo ed è vietato muoversi diagonalmente (come la torre negli scacchi). Per quanto riguarda le posizioni il re occupa la casella centrale e è circondato dai suoi pedoni, invece i neri sono posizionati ai bordi della scacchiera. Per “mangiare” un pedone bisogna chiuderlo tra due pezzi mentre il re va chiuso tra quattro pezzi. Il bianco muove sempre per primo. Molto importante per conoscere meglio questi giochi fu la scoperta fatta sull’isola di Lewis, nelle Ebridi esterne (Scozia) nel 1831, dove vennero rinvenuti alcuni pezzi, probabilmente realizzati in Norvegia, datati tra il 1150 e 1200 d.C. I pezzi sono minuziosamente  scolpiti in zanna di tricheco e dente di balena, con le forme di re e regine seduti, vescovi con il mitra, cavalieri a cavallo, guardie in piedi e pedine con la forma di obelischi ed è possibile che appartenessero ad un mercante in viaggio dalla Norvegia all’Irlanda. La condizione generale dei pezzi è eccellente e sembrano essere stati usati pochissimo, o forse mai. Alla fine dell’undicesimo secolo, il gioco degli scacchi era molto popolare fra l’aristocrazia di tutta l’Europa e i pezzi degli scacchi di Lewis costituiscono il più grande gruppo ancora esistente di oggetti di quel periodo realizzati unicamente a scopo ricreativo.

 

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